Le leggende metropolitane legate al cancro


In occasione della giornata mondiale contro il cancro, ricordiamo alcune delle storiche leggende legate alla malattia

La giornata mondiale contro il cancro è stata istituita nel 2000 a Parigi nel corso del World Summit Against Cancer for the New Millennium. Da allora la giornata è uno degli strumenti per promuovere l’azione internazionale contro la malattia (in Italia anche l’Airc partecipa alla campagna). Secondo il sito ufficiale, il cancro uccide 9,6 milioni di persone ogni anno, più di malattie come Aids/hiv, malaria e tubercolosi messe insieme, e come queste ultime i decessi sono concentrati nelle zone più povere, per mancanza di accesso ai trattamenti che già esistono per alcuni tipi.

Uno dei poster della giornata mondiale contro il cancro (fonte: https://www.worldcancerday.org/)

Le bufale e la disinformazione su questa malattia sono frequenti, in particolare per quanto riguarda le false cure e i presunti fattori di rischio. Ma a volte il cancro è protagonista di leggende metropolitane:

La cura nascosta
Il medico antisemita Ryke Geert Hamer riteneva che in Israele solo i non ebrei usassero la chemioterapia, e per questo morivano. Gli ebrei invece si curerebbero segretamente con la sua Nuova medicina germanica, sopravvivendo quasi tutti. Negli Usa i seguaci di un altro ciarlatano, Stanislaw Burzinky, credono che il suo (inutile e rischioso) rimedio contro il cancro sia osteggiato dal governo per motivi economici. Queste sono due delle tante varianti della cosiddetta cura nascosta per il cancro, teoria del complotto dove generalmente la parte del cattivo è di Big Pharma. La cura insomma da qualche parte c’è, ma ostacolerebbe i profitti. È facile capire perché questo meme possa prendere piede. Le industrie farmaceutiche non sono esenti da scandali, e la creazione di profitto non è necessariamente in linea con gli interessi dei pazienti. Inoltre il pubblico non è esposto solo alle bufale pseudoscientifiche di Hamer e dei ciarlatani in genere, ma anche a notizie su ricerche scientifiche che esaltano risultati preliminari e incompleti dando a intendere che la cura sia dietro l’angolo. Una delle pistole fumanti di questo complotto sarebbe, per il Regno Unito, il Cancer Act del 1939, che addirittura proibirebbe di curare il cancro. In realtà la legge, ancora in vigore, vieta saggiamente di promuovere direttamente ai consumatori trattamenti (veri o presunti) della malattia.

Nella realtà la lotta contro il cancro ha fatto diversi passi avanti. La speranza di sopravvivenza per alcuni tipi di cancro è cresciuta molto grazie ai trattamenti disponibili. Nessuno di questi però è una pozione miracolosa che funziona nel 100% dei casi, né lo saranno quelli derivati dalle ricerche in corso. Tenere nascosto un ipotetico trattamento efficace non solo non è possibile per come funziona la medicina, ma non avrebbe nemmeno senso dal punto di vista economico.

Cartoline per un sorriso
Nel 1982 l’ufficio postale di Paisley, in Scozia, è stato inondato di cartoline da tutto il mondo. Il motivo era in un appello per Little Buddy, un bimbo malato di leucemia che voleva battere il record di cartoline possedute per entrare nel Guinness dei primati. Rimbalzato su tutti i media dell’epoca, comprese le radio Cb, l’appello aveva avuto un immenso successo. Solo che il piccolo campione non è mai esistito. La storia non finisce qui. Nel 1988 circolò un appello identico per Mario Morby, un bimbo inglese di 13 anni malato di cancro, che questa volta esisteva davvero e aveva lo stesso obiettivo dichiarato dell’inesistente Little Buddy. Obiettivo raggiunto con quasi due milioni di cartoline.

La bufala era diventata realtà, ma non è stata l’unica volta. Come spiega Paolo Toselli in La famosa invasione delle vipere volanti (2018) il caso più famoso è quello di Craig Shergold, un altro bimbo britannico malato intenzionato a battere il record stabilito da Morby. Stesso copione, solo che questa volta la mobilitazione è stata ancora maggiore, al punto che nel 1991 un miliardario americano, John Kluge, venuto a conoscenza di Craig grazie alla campagna, pagò le spese di un’operazione negli Stati uniti che è riuscita con successo. Il problema è che l’appello è tornato leggenda, e ha continuato a vivere di vita propria molto dopo che la famiglia aveva implorato lo stop alle cartoline.

Raccolte di tappi di bottiglia
Le leggende come quella di Craig Shergold si basano sull’illusione che, a costo zero o quasi, sia possibile fare qualcosa per qualcuno che sta male. Negli Stati Uniti, in assenza di un servizio sanitario pubblico, si sono diffusi gli appelli che invitano a raccogliere tappi di plastica che, in qualche modo, permetterebbero di pagare la chemioterapia per un malato di cancro. In altri casi, servono ad acquistare protesi. In precedenza, si raccoglievano le vecchie linguette delle lattine per pagare la dialisi.

Una leggenda nel 2008 si è diffusa al punto da spingere l’American Cancer Society a specificare che il programma Bottle Caps for Chemo, nominato nelle catene, non esisteva. Queste raccolte di tappi (ma anche scontrini e codici a barre) sono diffuse anche in Europa, dove essendo le cure un diritto la chemioterapia è sostituita dall’acquisto di ausili per persone con disabilità (per esempio una sedia a rotelle). Anche in questo caso, la leggenda può diventare realtà: in diversi paesi, Italia compresa, alcune associazioni rivendono i tappi a industrie di riciclaggio. Ma per raggiungere cifre interessanti sono necessarie tonnellate di tappi e un trasporto dei tappi organizzato in modo da non azzerare il risicato guadagno.

Il volantino di Villejuif
Nel 2016, Wired ha segnalato la diffusione di una lista di presunti coloranti cancerogeni contenuti in comuni alimenti industriali. Falsamente attribuita al centro antitumori di Aviano, era l’ennesima reincarnazione di una leggenda metropolitana cominciata nel 1975 in Francia. Dietro le ostiche sigle usate per identificare gli additivi, ci sarebbero decine composti in grado di provocare il cancro.

Paolo Toselli nel suo Storie di ordinaria falsità (2004) offre delle interessanti osservazioni a proposito di questa bufala. È nata subito dopo la pubblicazione in Francia dei codici identificativi della Cee per gli additivi alimentari. Il primo passo è stato un articolo su una famosa rivista di divulgazione Science et vie, che identificava 29 composti come sospetti o dannosi. Nel 1976, sull’onda di una controversia sull’utilizzo dei coloranti che contrappose associazioni dei consumatori e produttori, cominciano ad apparire i primi volantini, che ricalcano l’articolo su Science et vie rincarando l’allarmismo. Alla fine i contenuti del volantino saranno attribuiti all’ospedale di Villejuif, noto centro di ricerca sul cancro.

Nonostante le smentite il volantino ha avuto ampia diffusione, e gli studi sociologici dimostrano che venne accolto come veritiero anche da buona parte del personale medico, che contribuì quindi alla diffusione di una bufala allarmistica.

Gli squali sono immuni al cancro
La credenza che gli squali siano immuni al cancro è stata ripetuta in libri, documentari, e persino film. Eppure oggi basta una ricerca su google immagini per rendersi conto che anche gli squali si ammalano di cancro. Com’è nato il mito? Negli anni ’70 si riteneva che i fattori in grado di inibire la formazione di vasi sanguigni potessero essere usati per combattere il cancro. Alcuni di questi composti furono trovati nelle cartilagini, di squalo come di altri animali. Da un altro studio degli anni ’80, invece, sembrava che alte dosi di composti cancerogeni non riuscissero a provocare il cancro negli squali nutrice.

In base a questi studi William Lane, un biochimico e imprenditore senza alcuna esperienza clinica, si convinse che il cancro poteva essere curato con cartilagine di squalo, e presentò questa teoria nel libro del 1992 Sharks Don’t Get CancerNessun test clinico ha mai provato l’efficacia di questa presunta terapia, che comunque non era giustificata dalla prove disponibili. Ma il business degli integratori a base di cartilagine di squalo esplose, dando false speranze ai malati e allo stesso tempo promuovendo un inutile massacro di animali.


Fonte: WIRED.it


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