Scoperto un nuovo antenato gigante dei mammiferi, unico nel suo genere


Si chiama Lisowicia bojani ed è un enorme rettile, che però somiglia più a un mammifero, come un elefante o un rinoceronte. Ed è un antenato dei mammiferi. Il fossile di circa 210 milioni di anni fa trovato e descritto oggi su Science

C’era una volta il Lisowicia bojani. Si tratta un enorme rettile vissuto più di 200 milioni di anni fa, che tuttavia somiglia a un mammifero, come un elefante o un rinoceronte, più che a un rettile della sua classe. Ed è anche un antenato dei mammiferi, dunque un nostro predecessore. Questo animale è stato identificato e studiato da due ricercatori dell’Accademia delle scienze polacca e dell’Università di Uppsala in Svezia, attraverso la scoperta del suo gigantesco fossile. L’esemplare appartiene al superordine dei cosiddetti rettili simili ai mammiferi, detti anche terapsidi. Tuttavia ha caratteristiche uniche nel suo genere, tanto che si distingue dagli esemplari del suo stesso ordine. Il fossile, chiamato dagli autori Lisowicia bojani, è descritto sulla rivista Science.

(foto: KAROLINA SUCHAN-OKULSKA. Una ricostruzione del Lisowicia bojani)

Durante il Triassico, un periodo compreso fra 252 e 201 milioni di anni fa, i terapsidi o rettili simili ai mammiferi convivevano con i primissimi dinosauri e pterosauri, e con gli antenati tartarughe, mammiferi, coccodrilli e lucertole. I terapsidi appartengono alla classe dei sinapsidi che sono comunemente considerati gli antenati dei mammiferi, incluso l’essere umano. All’interno della superordine dei terapsidi, un sottordine è rappresentato dai dicinodonti, in cui rientra anche il fossile trovato oggi, il Lisowicia bojani. Il nome dicinodonti (letteralmente due denti da cane) viene dal fatto che questi animali avevano due zanne superiori, come due grandi denti. Vissuti dal medio Permiano (circa 272 milioni di anni fa) al tardo Triassico (237 milioni di anni fa), i dicinodonti erano in larga parte erbivori e erano dotati di un becco ricurvo, simile a quello della tartaruga.

Oggi i ricercatori Tomasz Sulej e Grzegorz Niedźwiedzki hanno individuato il fossile di un nuovo genere di dicinodonte, chiamato appunto Lisowicia bojani, che è stato rintracciato nel villaggio polacco Lisowice. Il nome viene dal villaggio e dal nome dell’anatomista tedesco Ludwig Heinrich Bojanus, che ha ottenuto importanti scoperte anatomiche sul fossile, databile ad un periodo fra 210 e 205 milioni di anni fa. Queste scoperte includono le dimensioni del grande rettile, che somiglia ad un elefante dei nostri tempi. Il Lisowicia bojani, infatti, è lungo 4,5 metri, alto 2,6 metri – 40% più grande di qualsiasi altro dicinodonte – e pesa circa 9 tonnellate. L’analisi degli arti, inoltre, ha permesso di capire che si tratta di un animale a crescita rapida, più simile a un dinosauro o a un mammifero che ad altri rettili che esistevano in quel periodo.

Questi risultati ribaltano alcune credenze accreditate, come il fatto che gli unici erbivori giganti fossero i dinosauri. Mentre l’animale individuato oggi batte per dimensioni i suoi compagni dicinodonti. Un altro elemento inusuale riguarda gli arti anteriori, che risultano dritti e che probabilmente consentivano un’andatura eretta all’animale, simile a quella di mammiferi come l’elefante o il rinoceronte, al contrario di grandi rettili dell’epoca, che avevano zampe anteriori più piegate. Un altro record riguarda il fatto che i dicinodonti sono maggiormente presenti in Africa, Asia, America settentrionale e meridionale e praticamente assenti in Europa, tanto che il Lisowicia è il primo importante dicinodonte individuato nel nostro continente.

Secondo gli autori, le caratteristiche del Lisowicia, quali la grande taglia e le zampe erette, sono il risultato dell’evoluzione. È probabile, infatti, che abbiano dovuto difendersi dai predatori e che abbiano avuto necessità di riuscire a conservare sempre una maggiore energia, motivi per i quali essere molto grandi e riuscire a correre rapidamente erano tratti necessari. Lo studio, inoltre, fornisce dati importanti per conoscere meglio questi animali e la loro diffusione, che evidentemente non è così ristretta come ritenuto finora.


Fonte: WIRED.it


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